Come è nata l’azienda e in quale anno?
La ditta Gallo è una realtà di lunga tradizione, fondata a Venezia nel 1910.
Secondo le abitudini della secolare tradizione italiana legata all’artigianato, il fondatore della ditta, Luciano Gallo, comincia a svolgere la propria attività in solitudine in una piccola bottega nel cuore di Venezia, precisamente in Campo San Tomà, una della centinaia di piccole piazzette che costituiscono l’irregolare e frastagliata area della città di Venezia.
Stiamo parlando quindi di 105 anni, ma non chiedetemi se abbiamo festeggiato il secolo perché non è accaduto: io, persona razionalissima, sono affetto da una strana forma di scaramanzia!
Quindi una origine veneta?
Veneziana, mi piace sottolineare
Di cosa si occupava il bis-nonno precisamente?
Nonostante la tradizione artigianale veneziana più tipica sia quella legata alla lavorazione del vetro, Luciano Gallo è invece esperto nella lavorazione del ferro e in maniera specifica nella realizzazione di oggetti di illuminazione per esterno come lanterne o lampade a olio, come mostra la foto di apertura nel nostro catalogo, che lo ritrae in compagnia dei suoi manufatti
E come si arriva in Toscana?
Per cause belliche. Dopo la prima guerra mondiale, nel 1919, il bis-nonno si sposta in Toscana a Firenze e poi a Prato (8 km da Firenze) con la sua grande famiglia (la moglie e 9 figli – 7 maschi e 2 femmine) come usava in quell’epoca.
Un trasferimento dovuto, visto che il tri-veneto, è il fronte italiano del primo conflitto mondiale dal quale ne esce devastato. E poi chi sa: forse era destino, mi chiedo io?
Un veneto che non lavora il vetro, ma il bronzo e il ferro battuto casca nella città giusta, Firenze appunto, patria italiana del ferro battuto artistico, così come tutta la regione Toscana.
Proprio questa attività, trasferitasi poi a Prato, lo porta a diventare un famoso “bronzista” nell’area fiorentina realizzatore di forme artistiche anche a livello di arredo urbano come panchine da parco, lampioni stradali e statue da piazza in ottone e bronzo.
Luciano Gallo ci lascia nel 1933 (in fondo è un buon anno per andarsene… Hitler al potere in Germania e tutto il male che farà, ma questa è un’altra storia…)
Chi porta avanti la attività?
Potendo contare su 9 figli, dei quali 7 maschi, l’azienda non va a estinguersi con Luciano. I 2 fratelli Libero e Dino (mio nonno) Gallo portano avanti l’attività con una pausa forzata durante la fase più drammatica della seconda guerra mondiale, risalente alla occupazione tedesca tra il 1943 e il 1945.
Proprio nel 1945 è nato Aldo, figlio di Dino Gallo e mio padre.
Abbiamo perso il conto. A che generazione siamo quindi?
Alla terza – Aldo è la terza – non male: tra una guerra e l’altra, passando attraverso una dittatura, siamo arrivati a gli anni ’50.
E che succede negli anni ’50 ?
I fratelli Libero e Dino Gallo si separarono,continuando a produrre separatamente illuminazione classico-decorativa per interni.
In questi anni,ognuno a modo suo, rinnovarono e reinterpretarono il cosiddetto “stile fiorentino” (che nella forma più tradizionale è costituito solo da ferro o solo da legno) portando importanti novità stilistiche come l’uso del cristallo e del vetro veneziano e di Murano (essendo loro proprio di origine veneziana).
I 2 fratelli Gallo (Dino e Libero) sono stati veramente 2 maestri artigiani e guide,nell’area fiorentina,anche per tutte le generazioni successive di produttori di illuminazione classica nel corso degli anni ’50, ’60 e ’70.
Bel periodo – pieno boom economico – come lo vive l’azienda?
Lo vive bene: durante tutto il corso degli anni ’60 , ’70 e ’80 mio padre Aldo portò all’azienda importanti e innovativi cambiamenti stilistici e produttivi che lo spinsero verso nuovi processi lavorativi: non solo l’uso del ferro, ma produzioni anche basate sull’uso di legno,ceramica e porcellana che specialmente negli anni ’70 lo portarono alla invenzione di una linea di lampade da tavolo che divennero un caso commerciale e stilistico nella recente storia dell’illuminazione decorativa italiana.
Negli anni ’80 e ’90 mio padre Aldo trova nuove energie e stimoli grazie anche alla presenza costante e scrupolosa di sua moglie e partner, Beatrice Pacini Gallo, mia madre.
A questo periodo risale il definitivo salto di qualità dell’azienda e la consacrazione sui mercati anche extra europei (Asia, Nord America, Paesi Arabi).
E tu Jacopo che hai fatto?
Per cominciare sono nato – nel 1972 – e sono la quarta generazione e mi auguro proprio non l’ultima.
E lo puoi affermare, dopo 105 anni!
Proprio così – gli portiamo bene questi 105 anni in fondo.
Il secolo e più è un bel bagaglio dal quale attingere – un bel cuscino di esperienza sul quale sedersi : background artigiano che vede convivere ferro,vetro,legno,bronzo,ceramica e culturale,visto che sono cresciuto a contatto di un nonno veneto che con me scherzava sempre in dialetto veneziano (gergo che ancora per certi aspetti si è preservato in casa,scherzando con mio padre) e portatore anche di un vivere alla “veneziana”,a tavola per esempio, (la Domenica si mangiava “poenta e osei”,spesso, al quale sono ancora affezionato, e il fegato con le cipolle ovviamente – che ricordi).
Questa contaminazione costruttiva forse è proprio quello che ci ha permesso di tramandarci questo mestiere per più di 100 anni, la curiosità innata, il mescolarsi di due culture e territori eccezionali appartenenti a 2 città da sogno, Firenze e Venezia.
Quale è il tuo obbiettivo principale da perseguire in azienda?
Continuare quel processo di internazionalizzazione cominciato negli anni ’80 e ’90 espandendolo a quello che amo chiamare il “Nuovo Mondo” emerso in contemporanea con l’inizio della mia entrata definitiva in azienda nel 2000 (mentre mi stavo laurenado in architettura a Firenze), cioè il BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) paesi emersi e importantissimi che hanno sostenuto l’economia mondiale praticamente negli ultimi 15 anni e sui quali abbiamo investito adeguatamente conseguendo risultati sensibili.
E il futuro come si delinea?
Il futuro per una azienda come la nostra coinciderà sempre con una revisione del passato. Non è questa una riflessione “romantico-passatista”, anche perché sarebbe impossibile restare ancorati a vecchi schemi visto che ogni 7/10 anni circa gli equilibri mondiali cambiano e siamo costretti quindi a reinventarci e rimettersi in discussione – quello a cui mi riferisco non sono le modalità lavorative,ma lo spirito che le alimenta: ancora oggi continuiamo a disegnare e produrre i nostri articoli nel nome della tradizione che ha accompagnato per oltre 100 anni e 4 generazioni la nostra azienda. Il grande background culturale che mi viene dal passato mi aiuta a controllare ,gestire e far convivere differenti tipi di materiali e forme come si può chiaramente vedere dalla nostra produzione che è una revisione e attualizzazione del già citato “stile fiorentino”.
I 101 anni di esistenza sono anche un chiaro indice di affidabilità e serietà che i vari titolari hanno sempre mantenuto e promosso anche verso i propri innumerevoli dipendenti, fornitori e clienti che si sono alternati nel corso di 4 generazioni.
La nostra azienda infatti collabora a livello planetario con centinaia di studi di architettura e realizzatori di interni prestigiosi i quali confidano ciecamente nelle nostre capacità e competenze artigiane tanto da ordinare spessissimo articoli fuori scala e ingigantiti, consapevoli e tranquilli che il risultato finale e l’oggetto che verrà consegnato senz’altro soddisferà le aspettative del.
Il “taylor-made” (il sartoriale) è quindi il passo più significativo relativo a quella revisione del passato a cui accennavo in precedenza: cioè la nostra esperienza a disposizione delle esigenze altrui.
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