La Cristalleria Nuova CEV affonda le proprie radici nell’immediato dopo guerra, 1945, e, se possibile, oggi più di allora, conserva ed amplia la cultura del “sapere” ovvero dell’arte del vetraio come maestro di forgia di una materia viva, calda ed affascinante: il cristallo. Nella sua storia ha dato lavoro fino a 300 persone, passando dall’iniziale lavorazione del vetro comune a quello colorato o trasparente, od alla famosa “opalina” per poi approdare alla produzione di cristallo al piombo a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. Fu la prima azienda dell’Empolese Valdelsa a sperimentare nuove tecniche di produzione, quali il robot levavetro, e le macchine a stampaggio semi-automatico; fu anche tra le prime aziende a dotarsi di innovativi macchinari dediti alla lavorazione a freddo dei manufatti, la cosiddetta “moleria”.
È passata, come tutte le aziende vetrarie italiane, attraverso il calvario che le falcidiò negli anni ’50 e ‘80, per approdare alla produzione attuale che dal 1987 ad oggi è un fiore all’occhiello di tutti i soci della Nuova CEV, ovverosia ad una lavorazione prettamente artigianale. La scelta di abbandonare una produzione di serie a favore di una produzione di qualità, è stata infatti premiante anche se la ricerca continua di costante miglioramento è una fatica a dir poco estenuante, anche se dall’altro lato, proprio per la sua intrinseca difficoltà è ancor più affascinante. Dal 1987 la Nuova CEV ha quindi messo da parte le macchine ed ha rimesso nelle mani dei suoi maestri vetrai le sorti del proprio vivere; la scommessa di puntare sull’abilità delle proprie maestranze è stata subito vincente riuscendo a catalizzare anche le riluttanze dei giovani che si avvicinavano per la prima volta a questo tipo di lavoro, da sempre considerato una sorta di “anticamera dell’inferno”.
Se è vero come è vero che i maestri vetrai, negli anni ’60, rappresentavano una casta eletta dei lavoratori, ne consegue che le caste inferiori, i levatori , i portantini, gli aiutanti , erano costantemente vessati e bistrattati dagli stessi maestri. Fra i vetrai adesso in pensione si raccontano episodi di “bruciature con la canna” (incandescente), di “secchiate d’acqua” e via dicendo, ai danni dei sottoposti che mal si attenevano alle direttive loro impartite dal maestro; maestro al quale spesso venivano lavati addirittura i piedi dai propri aiutanti, i quali aspirando a ricoprire in futuro quel ruolo prestigioso, si sottoponevano ad umiliazioni oggi impensabili. Già oggi è tutta un’altra cosa: non c’è più questo tipo di nonnismo, non ci sono più i forni mal coibentati che sprigionavano un calore d’inferno, non ci sono più le polveri inquinanti e nocive che danneggiavano la salute dei vetrai, non c’è più il famigerato amianto. Resta unicamente l’aspetto positivo di poter imparare un mestiere vecchio come il mondo che come lo stesso mondo però non ha mai fine. I tanti giovani maestri vetrai sono il nostro vanto, così come lo sono i nostri giovani maestri incisori e le maestranze tutte: giovani che hanno in mano il sapere di un’arte antica!
Dal 1987 la Nuova CEV ha quindi messo da parte le macchine ed ha rimesso nelle mani dei suoi maestri vetrai le sorti del proprio vivere; la scommessa di puntare sull’abilità delle proprie maestranze è stata subito vincente riuscendo a catalizzare anche le riluttanze dei giovani che si avvicinavano per la prima volta a questo tipo di lavoro, da sempre considerato una sorta di “anticamera dell’inferno”
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